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  • Immagine del redattore: elio dattero
    elio dattero
  • 20 mar 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

In occasione della pubblicazione della rivista Cultura e Territorio, n. II, anno 2020, Eidos (maggiori informazioni, qui) contenente un mio articolo dal titolo, “La strada ferrata Castellammare – Gragnano: dai progetti De Franchis alla Società per le Ferrovie Meridionali” che racconta la protostoria della linea ferroviaria fino a giungere a quella che fu poi la sua configurazione definitiva, propongo un approfondimento inerente l’edificio del fabbricato viaggiatori della stazione di Gragnano.

La stazione di Gragnano e composta di fabbricato viaggiatori, cessi, magazzino merci coperto, piano caricatore scoperto e rimessa locomotive.

(Bollettino del collegio degli ingegneri ed architetti in Napoli, vol. III, 16 maggio 1885, n. 10, pag. 78)

Questa risulta essere la composizione dei corpi di fabbrica presenti presso la stazione di Gragnano all’atto della sua costruzione, ma quanto sappiamo di questi edifici?



IL FABBRICATO VIAGGIATORI


La tipologia costruttiva del fabbricato viaggiatori risulta simile a quella di altre stazioni della linea Cancello – Torre Annunziata (Centrale), che fa infatti parte della stessa convenzione approvata con Regio Decreto 1658 del 1 ottobre 1883 nella quale è presente anche il tronco Castellammare – Gragnano.

É approvata la convenzione stipulata il giorno 15 settembre 1883 tra i ministri dei lavori pubblici e delle finanze [...], il consorzio costituito per la costruzione e lo esercizio di una strada ferrata da Castellammare a Cancello e sue diramazioni, rappresentato dal comm. Giovanni Della Rocca deputato al parlamento, e la società delle strade ferrate meridionali, rappresentata dal suo direttore generale comm. Secondo Borgnini, per la concessione al consorzio medesimo della costruzione e dello esercizio della strada ferrata predetta da Castellammare a Cancello con diramazione a Gragnano ed ai porti di Castellammare e di Torre Annunziata. (Collezione delle leggi ed atti del governo del regno d'Italia, 1883, pp. 557-558)


in particolare si segnalano le stazioni di Ottaviano, Marigliano, San Giuseppe Vesuviano e Terzigno inaugurate anch’esse nel maggio 1885.

Nel caso specifico prendiamo in esame la stazione di Marigliano.

Si noti la presenza della medesima tipologia di edifici:

1 cessi; 2: edificio viaggiatori; 3: magazzino merci

Ma a quale tipologia costruttiva corrispondevano tali edifici?


Per quanto riguarda Gragnano e le stazioni ad essa simili, possiamo far riferimento ad un prontuario di pochi anni successivo: Fabbricati delle stazioni e case cantoniere. Opere in muratura, Coperture e Pensiline, edito nel 1890 proprio dalla Società italiana per le Strade Ferrate Meridionali, per l'esercizio della rete Adriatica. (Presente nella Biblioteca della Fondazione FS italiane)

La tipologia sembrerebbe essere quella di tipo B con alcune varianti.




Una delle differenze che salta subito all’occhio è costituita dalla sostituzione di due delle tre porte d’ingresso presenti nel prospetto della stazione dal verso l’abitato con altrettante finestre del tutto simili alle altre due presenti all’estremità.








Tuttavia, la principale differenza dalla tipologia proposta dalle tavole qui riportate è costituita dall’altezza dei piani dell’edificio o comunque degli elementi decorativi presenti come risulta evidente dal raffronto delle immagini.









Mentre, infatti, nelle tavole del prontuario si nota la presenza di uno spazio tra la mensola decorativa posta al centro della di porte e finestre del pianterreno e la cornice che delimita il piano superiore, tale spazio negli edifici costruiti risulta essere assente.










Decisamente differente risulta l’esecuzione delle decorazioni di porte e finestre che nell’edificio di Gragnano risultano molto meno elaborate.

La divisione tripartita del finestrone semicircolare posto al di sopra delle porte e finestre del pianterreno oggi non più visibile dal lato rivolto verso l’abitato, era presente in origine come testimoniato da alcune immagini d’epoca e risulta tutt’oggi esistente, sebbene ampiamente rifatta, in facciata sulla sola finestra all’estremità destra e su tutte le porte dal lato prospiciente i binari.


E’ lecito, tuttavia, quantomeno immaginare che l’esatta tipologia costruttiva delle stazioni della linea oggetto di studio potesse essere presente in un precedente prontuario purtroppo non a mia disposizione.


IL MAGAZZINO MERCI COPERTO







La fisionomia del magazzino merci risulta decisamente differente al giorno d’oggi, ma quale fosse il suo aspetto all’epoca ci è testimoniato da alcune immagini.












(Australian war memorial,

foto Laurence Craddok Le Guay

novembre 1944)








(immagini tratte da http://www.lestradeferrate.it/mono4/4gragnano.htm)







Da queste ultime foto è evidente anche la decorazione a mantovana presente nel prontuario.













A tutt’oggi restano le mensole che reggevano la struttura del tetto nonostante abbiano perso ormai ogni funzione statica.








Oggi la stazione versa in uno stato di semiabbandono.

Sebbene l’edificio viaggiatori risulti abitato, l’esterno purtroppo versa in cattive condizioni.






Il magazzino merci coperto è in condizioni anche peggiori e ciò risulta evidente soprattutto dando uno sguardo all’interno.









Un modo originale e simpatico per poter vedere il complesso degli edifici della stazione di Gragnano com’era, senza il corredo delle brutture che oggi l’accompagnano è costituito da un bell’adattamento modellistico in scala realizzato da Sabino Ambrosino, lo potete ammirare a questo link.


Testi e documenti citati nel post:

- Cultura e Territorio, n. II, anno 2020, Eidos

- Bollettino del collegio degli ingegneri ed architetti in Napoli, vol. III, 16 maggio 1885, n. 10

- Collezione delle leggi ed atti del governo del regno d'Italia, 1883

- Fabbricati delle stazioni e case cantoniere. Opere in muratura, Coperture e Pensiline,

Società italiana per le Strade Ferrate Meridionali,1890




 
 
 
  • Immagine del redattore: elio dattero
    elio dattero
  • 7 feb 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 18 feb 2021

IL RINVENIMENTO

In data 05 febbraio, in Valle dei mulini a Gragnano, a poca distanza dal Mulino porta di Castello di sopra, mi sono accorto che, a seguito di recenti tagli alla vegetazione arborea operati sul versante destro idrografico del tratto terminale del vallone di Castello (lato sinistro per chi guarda dalla Valle dei mulini) era stato creato una sorta di sentiero per permettere ai muli la discesa a valle del materiale tagliato.


Provando a risalire la traccia, mi sono imbattuto in un manufatto quasi completamente sepolto che faceva purtroppo compagnia a tanta altra spazzatura presente in loco, ma che dalla forma cilindrica avevo intuito trattarsi di qualcosa di differente.

Effettuato un breve scavo e appurato che fosse ciò che pensavo mi sono ripromesso di tornare il giorno successivo con attrezzatura più idonea.

Il 06 febbraio ho preso contatti con alcuni dei volontari che stanno operando in valle presso i mulini, in particolare Giuseppe Di Massa e Michele Barbato, per comunicare il ritrovamento e pensare ad una idonea sistemazione.

Accompagnato da Michele Barbato e Pietro Ingenito ho provveduto al dissotterramento dell’oggetto e al suo trasporto presso il mulino dove è attualmente conservato.


L’associazione a cui l’oggetto è stato donato, con il consenso della famiglia Scola proprietaria del fondo in cui il ritrovamento è avvenuto, deciderà in seguito la più idonea sistemazione per permettere a tutti la fruizione del bene, che pur non avendo in sé alcun valore pecuniario, costituisce una testimonianza storica della Gragnano che fu.

L'OGGETTO DEL RITROVAMENTO


Le dimensioni del cilindro sono 27 cm di diametro, 88 cm di circonferenza, 35 cm di altezza; il peso non è stato rilevato in quanto dipendente anche dalle impurità accumulatesi nel tempo.

Si tratta di una bobina utilizzata per il confezionamento della pasta “Amadio brand” (marca Aida), prodotta per l’esportazione dal pastificio Emidio Di Nola.



La marca della pasta è un chiaro omaggio alla moglie di Emidio Di Nola, Aida Amadio, che alla morte del marito avvenuta il 27/11/1965 procedette alla creazione di una fondazione intitolata ad Emidio Di Nola, eretta in ente morale con Decreto dell’11/10/1967 di cui si riportano gli estremi di registrazione:


Gazzetta Ufficiale, serie Generale n. 303 del 5-12-1967, p. 6706



Nel 1973 l’organizzazione della fondazione risultava così composta


Dati economici: patrimonio netto (anno 1970): L. 2.900.000;

entrate (anno 1970) (reddito di patrimonio ): L. 211.823 . ... occasionali : L. 27.000);

uscite (anno 1970): L. 1.550.685 (erogazioni a terzi: L. 1.466.010; spese di gestione: L. 84.675 ). Organizzazione : Presidente: Aida Amadio ved. Di Nola,

Consiglio di amministrazione: A. Amadio, L. Di Nola, avv. A. Fresa, don P. Della Minica*, il sindaco del comune di Gragnano. Revisori del conti: G. Buondonno e A. Villani.

Segretario: Ludovico Grazioso. Classificazione: B, 2.2.

(Dante, Cosi, Le fondazioni italiane, Ciriec, 1973, pp. 168-169)


( *: Della Minica, è un ovvio errore di stampa in luogo di Della Monica)


Dopo la morte di Aida Amadio, avvenuta il 7/8/1990, la fondazione ha continuato e continua tutt’oggi a svolgere la sua funzione, con la concessione di borse di studio a giovani studenti gragnanesi

(Il Mattino, 19/11/2020)


La pasta a marchio A. Amadio viene invece oggi prodotta da un altro pastificio locale che ne ha, evidentemente, acquisito i diritti.

 
 
 
  • Immagine del redattore: elio dattero
    elio dattero
  • 17 gen 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

(riproduzione da: Archivio centrale dello Stato)


Il 14 agosto 1912 mentre la guerra italo turca per il possesso di Libia e Dodecaneso era ancora in corso, veniva depositata da Di Nola Giulio e Gentile Giuseppe la domanda di registrazione di un marchio con le seguenti caratteristiche:


Impronta a colori portante la scritta Tripoli Brand, la figura di una grande stella a cinque punte, la veduta di un paesaggio africano, e la figura di una donna araba in atto di baciare il lembo di una bandiera nazionale sorretta da un ufficiale italiano.

Marchio di fabbrica destinato a contraddistinguere: pasta alimentare.

Numero del registro attestati: 118/35

Numero del registro generale: 12725


(Bollettino delle proprietà intellettuali, anno XII, 1913, II semestre, parte seconda: elenchi degli attestati rilasciati e delle registrazioni eseguite dall’Ufficio, Roma 1914, p. 114)


Il giorno del rilascio dell’attestato è il 28 gennaio 1913


Per quanto riguarda i richiedenti, si trattava di una


Sas costituita nel luglio 1908 tra Paolo Di Nola fu Domenico, il fratello Giulio e Giuseppe Gentile di Giovanni. [...] Nel giugno 1912 la società fu sciolta e pressoché contestualmente fu costituita la società Di Nola Giulio e Gentile Giuseppe [...] Nel 1915 fu sciolta anche quest'ultima società, [...] Continuò l’attività il solo Giuseppe Gentile; d’altra parte l’edificio era di proprietà di suo padre. Gentile fece sue le macchine, utensili, attrezzi e ogni altra attività/passività sociale e saldò in contanti la quota spettante a Di Nola. Restava il problema delle etichette con il marchio della società precedente, per cui Di Nola ritirò quelli con i marchi “San Marco” e “Gragnano Brand” [...] le altre etichette (purtroppo non specificate) portanti le marche della società andarono a Gentile eccetto il marchio “Tripoli Brand”, creato dopo la conquista della Libia di cui era prevista la distruzione.


(De Majo, Silvio, Identità produttiva, cultura e creatività nella storia della pasta di Gragnano, sta in Massimo Marrelli, Alfredo Del Monte, a cura di, Reti delle industrie culturali e creative in Campania, il contributo delle politiche pubbliche, 2017, FrancoAngeli, Milano, p. 155)


(riproduzione da: Archivio centrale dello Stato)


La lettura iconografica del marchio, invece, rispondeva a criteri ben precisi:


Alle indicazioni meramente geografiche […] si sostituirono ben presto le icone che richiamavano esplicitamente la personificazione dell’Italia volta alla conquista della colonia libica. La sottomissione del nemico arabo è ripresa anche dall’etichetta della Ditta di Giulio Di Nola di Gragnano (Na), attiva nel settore di produzione di pasta alimentare, la quale registrava un’immagine a colori – fra le prime appartenenti a questa tipologia grafica (1)


si avverte la forte presa di coscienza di un crescente movimento imperialista che, assente o

fortemente limitato nel periodo della conquista di Eritrea e Somalia, trova una sua forma più matura nel conflitto italo-turco del 1911-12: questo processo trova la sua espressione figurativa nella diffusione di soggetti iconografici aventi come oggetto non tanto l’andamento delle conquiste coloniali, quanto le allegorie dell’Italia trionfatrice sui propri nemici (2)


in Italia la produzione di consenso sembra assumere un ruolo essenziale: in particolare la guerra italo-turca non fu campagna coloniale, ma guerra a carattere nazionale [...] In questo

periodo si segnala perciò la sovrabbondanza di elementi propagandistici a scapito degli elementi informativi (3)


le immagini dei marchi risultavano essere ancora più efficaci da utilizzare come veicoli di un

messaggio di supremazia razziale e di alterità degli italiani rispetto agli africani (4)


Domenico Elia, La costruzione di un’identità nazionale contrapposta all’alterità in Età liberale. Pregiudizi culturali nei confronti dell’Africa nelle immagini dei marchi depositati presso l’Archivio Centrale di Stato, in Rivista di Storia dell’Educazione, 2020:

(1) p. 107; (2) p.112; (3) pp. 104-105; (4) p. 104

Il marchio, come evidente dall’etichetta, era pensato per l’esportazione negli Stati Uniti dove il mercato proprio in quegli anni era in rapida crescita:

per circa un ventennio le esportazioni di pasta aumentarono in modo progressivo, per raggiungere nel 1913 un picco pari quasi a sette volte quelle del 1895. […] Per quanto riguarda la destinazione dell’esportazione alla fine dell’età aurea i principali paesi importatori erano gli Stati Uniti […]

L’esportazione nell’America settentrionale era di gran lunga prevalente, grazie anche alla forte richiesta degli emigranti meridionali: gli Stati Uniti assorbivano il 78% delle esportazioni nel 1911, scese al 63% nel 1912 e nel 1913 […] Ebbene tre quinti circa di questa pasta erano prodotti in provincia di Napoli e in particolar modo a Gragnano e Torre Annunziata. Il nome Gragnano si afferma all’estero e in particolare negli Stati Uniti a tal punto da identificarsi in modo pressoché assoluto con la pasta.[…] Dopo la conquista della Libia (1912) avremo etichette "Tripoli Brand".


La dicitura in basso Specialità di A. Morici & C. indica l’importatore, all’epoca molti immigrati italiani preferivano la pasta importata dall'Italia. La situazione cambiò durante la prima guerra mondiale, quando le importazioni dall'Italia furono interrotte e gli italiani a Chicago dovettero dedicarsi agli spaghetti fatti negli Stati Uniti.


La fabbrica fu orginariamente fondata nel 1886 da immigrati italiani, i fratelli Viviano, con il nome di Viviano Macaroni company.


Nel 1919, i Viviano si fusero con due importatori alimentari italiani, A. Morici Co e Giuseppe Matalone, e divennero una delle più grandi fabbriche di maccheroni della città: la Chicago Macaroni company.





Ma i nuovi soci di Viviano, i fratelli Morici, avevano legami con la mafia. Antonio e Agostino Morici vendevano forniture per la pasta come zucchero e lievito alla famigerata famiglia criminale di Chicago Genna, che venivano usate per produrre liquori contraffatti durante il proibizionismo secondo il Chicago Tribune. Nel 1926, una banda legata ai Genna, nota con il soprannome di “il Flagello”, fece una chiamata ai milionari fratelli Morici. Chiese loro di contribuire con denaro per aiutare a pagare le spese legali per due sicari di Genna sotto processo per aver ucciso due detective. I Morici accettarono di aiutare a pagare le spese per una delle cause, ma non la seconda. Non molto tempo dopo, mentre i Morici stavano guidando verso casa lungo Ogden Avenue, furono colpiti da un colpo di fucile a canne mozze sparato da un'auto di passaggio. Agostino morì sul posto e Antonio morì due giorni dopo. Qualche anno dopo, nel 1934, fu uccisa anche la moglie di un terzo fratello Morici e vice presidente della Chicago Macaroni Company


Nonostante ciò, la crescita del giro di interessi della Chicago Macaroni company fu tale da portarla ad essere all’inizio degli anni trenta del novecento, la più grande di Chicago e il quarto produttore in tutti gli Stati Uniti, ma anche la fiancheggiatrice di Gennaro Calabrese, italo americano a capo di un vero e proprio racket rivolto tra 1931 e 1934 contro i produttori di pasta della Chicago’s Italian-American macaroni manufacturers.


(Barbara Alexander, The rational racketeer: pasta protection in depressed area Chicago, p. 176)

(Stephen Martin, Industrial organization in context, p. 253-254)


Ma L'azienda aveva anche altri problemi. Fu citata per il sottopagamento dei lavoratori, per un malfunzionamento dell'ascensore che effettivamente uccise uno dei suoi lavoratori e per la vendita di olio per insalata con etichetta fraudolenta. Alla fine, l'azienda cedette alla concorrenza e ai problemi legali e lo stabilimento chiuse nel 1968.





 
 
 
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